Settimanale gli Altri venerdì 17 giugno 2011

Di Aurelio Mancuso

Il papa si pronuncia in forma preoccupata su quello che è accaduto in Giappone e sulla necessità di preservare i beni primari della Terra, come l’acqua, e la sinistra giornalistica italiana subito gli regala grandi foto in prima pagina corroborate da editoriali dove si tessono le lodi al capo della chiesa cattolica. Quando qualche giorno fa ho dovuto costatare per l’ennesima volta l’ondeggiamento valoriale di certa stampa di sinistra, mi sono cascate le braccia. Cosa non si fa per ottenere un quorum, o meglio com’è triste dover registrare che tutte le sinistre italiane intellettuali sono sempre in fremito nello scorgere qua e là spicchi di progressismo nella politica vaticana o ecclesiastica. Il Manifesto, Liberazione, l’Unità oscillano dai titoloni sull’Europride alla genuflessione quando il papa parla di pace o di difesa delle risorse ambientali. Eppure la struttura vaticana e il suo attuale rappresentante sono sempre gli stessi: un’internazionale conservatrice, che cerca in ogni modo di conservare blasfemo potere politico ed economico, che non ha difficoltà a sostenere regimi anti democratici, di esser a favore della penalizzazione dell’omosessualità su scala mondiale, di lottare con tutte le sue forze contro i diritti di autodeterminazione delle donne. L’elenco sarebbe lunghissimo e articolato, ed è ben conosciuto dai giornali in questione. Ma non importa nulla, quando il papa è funzionale alle proprie battaglie, allora diventa una figura progressista di alto lignaggio morale. Fa sorridere che in molti casi sulle colonne di questi giornali si leggono, giusti, attacchi alla politica delle sinistre italiane sempre timorose di non dispiacere alle gerarchie cattoliche, di sostenere le indebite ingerenze di uno stato estero negli affari interni italiani. L’ipocrisia della sinistra giornalistica non si ferma davanti a nulla, quindi, non dovremmo preoccuparci più di tanto. Sarebbe però interessante discutere davvero a viso aperto su queste enormi contraddizioni. Mi piacerebbe proprio guardare negli occhi le tante e i tanti comunisti, post comunisti, a comunisti, sempre però all’occorrenza catto, e chiedergli: perché lo fate? Quali sono le ragioni profonde che vi portano a non essere intellettualmente liberi dal condizionamento vaticano? In parte si conoscono e attengono al senso di minorità che tanti inconsapevoli atei devoti provano nel confronto del sacro soglio, che da due millenni incombe sull’italo suolo. Da libero cattolico, tutto questo incenso che sale dalle redazioni della sinistra italiana mi disgusta, perché fa il pari con tutto l’andazzo generale: nessuno vuole svolgere con coerenza e serietà il proprio compito, nessuno riflette sul fatto che il cambiamento in atto, emerge dalla società profonda, stanca degli antichi rituali e delle furbizie tattiche dell’intellettualità delle sinistre. Non è anti clericalismo (e un po’ ce ne vorrebbe), sicuramente è richiesta di divisione netta dei ruoli e delle funzioni, di affermazione della laicità e dell’autonomia dello Stato. Tutte queste aspirazioni, son ben più presenti nella porzione di società italiana che vive davvero un’esperienza di fede, quindi, non si tratta di cattolici a fasi alterne, o buoni per le cerimonie comandate. Quel faccione di Raztinger, beatificato per aver pronunciato alcune parole di buon senso, è ingombrante, anche quando si pensa di doverlo usare per ottenere un risultato. Oltretutto non aiuta la chiesa cattolica, che seppur silenziosamente e assai faticosamente, sta impetuosamente cambiando, a dispetto dei suoi gerarchi e della buona stampa di sinistra.

Share