E’ davvero curioso che commentatori e ministri sollecitino in queste ore la Cgil, e nella fattispecie la sua energica Segretaria Generale Susanna Camusso, a moderare i toni delle critiche rispetto alla proposta di mettere mano all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. In particolare sia ieri sera a Porta a Porta con un commento a un servizio sul tema, e oggi su il Corriere della Sera, Antonio Polito, acuto commentatore e in genere equilibrato osservatore con robusta memoria storica, invita a non ritornare al passato, quello dello scontro ideologico. Nel servizio di Porta a Porta l’accostamento (involontario?) alle critiche mosse dal più grande e rappresentativo sindacato italiano, con la possibilità continua a leggere che si riacutizzi un periodo di tensione violenta nel nostro Paese, ha lasciato davvero sbigottiti. Insomma, se si critica la devastante riforma delle pensioni e si pone un altolà alle provocazioni sull’articolo 18, si alimenta un clima pericoloso e di cui ci si assume la responsabilità. Non di meno le parole pronunciate dal Ministro degli Interni e da altri esponenti del governo (notiamo che la consegna del silenzio si è trasformata in un presenzialismo traboccante in ogni rete nazionale, alla faccia della sobrietà ed essenzialità dei “professori”) non fanno che accreditare la tesi che la crisi può innescare reazioni violente e che, quindi, il sindacato deve usare toni moderati. In altre parole bisogna star buoni e attendere con pazienza che le arroganti affermazioni di questi giorni passino e si giunga alla nuova bella proposta preconfezionata dalla compagine Monti. Non provano vergogna tutti questi commentatori, ministri, professori e compagnia cantante nel tirare per la giacchetta la Cgil e il sindacato tutto, rispetto alla tensione sociale che può trasformarsi in violenza? Basta riandare ai tristi decenni del terrorismo rosso e nero, per rammentare quale fu il ruolo della Cgil per isolare i terroristi, il tributo di sangue e di aggressione che dovette subire, mantenendo posizioni che altri, che oggi chiedono moderazione, non possono vantare. La Cgil è un caposaldo della vita democratica italiana, e i cosiddetti “moderati”, farebbero bene a riattivare la propria memoria, prima di tinteggiare come estremiste posizioni, che si ritrovano nella tradizione concretamente riformista occidentale. Davvero si pensa che dopo un pianto in diretta, seguito da una granitica difesa di un provvedimento devastante come lo stravolgimento delle regole sulle pensioni, e oggi un piglio arrogante sul tema del mercato del lavoro, possano trovare una bonaria accoglienza da una delle poche istituzioni sociali ancora in piedi della sinistra italiana? Per fortuna che la Cgil c’è! Con tutti i suoi errori, arretratezze, incertezze ha saputo riallacciare una trama comune con il resto del sindacato italiano (risvegliatosi dopo gli abbagli presi negli ultimi anni del berlusconismo) e, ricordiamolo, mentre i media di centro e di sinistra sprecavano decine di pagine sulle notti magiche del Cavaliere, la Camusso promuoveva una rete diffusa delle ragazze e dei ragazzi precari, manifestazioni contro le manovre di Tremonti e per la difesa dei diritti delle donne, dei migranti, delle persone lgbt. E se questo è passatismo, allora saremo pure noi d’antan e ad Antonio Polito, che c’è caro, rampogniamo che i diritti quando si difendono si perdono, quando si promuovono ne fanno scaturire di nuovi, e su questo che oggi, anche nella discussione sull’articolo 18 pretendiamo che si rifletta, da parte di tutti gli attori in campo. Lo sventolio delle bandiere della paura lo si lasci ai leghisti e ai demagoghi di tutte le risme, se no da moderati e sobri immediatamente ci si trasforma in autoritari, che non è certo una bella nomea per un governo tecnico, nato per fattori eccezionali, che non ha un diretto consenso popolare.

Aurelio Mancuso articolo su il sito http://www.glialtrionline.it/home/

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