La casta della stampa e il paese bloccato: Chi non ha peccato scagli la prima pietra
Un paese che è imbrigliato dai mille interessi particolari, in qualche modo coerente con una storia, che come detto molte volte, è strutturalmente frammentaria e non ha trovato ancora le ragioni profonde di unità condivise, parlare seriamente di liberalizzazioni sembra quasi impossibile. Intanto chi dovrebbe proporci una visione corretta è fortemente condizionato. Come fanno molti grandi giornali, editorialisti, capi struttura a spingere nei confronti di migliori regole per i farmacisti o per i taxisti, quando loro stessi fanno parte di una casta chiusa, dove nepotismo, raccomandazioni, baronie, decidono la fortuna o la caduta libera di migliaia di aspiranti giornalisti? Come si fa a credere alle grandi e piccole testate della carta stampata se una ragazza di talento, che spende il suo tempo a rincorrere inchieste a coprire intere pagine, percepisce dai 3 al massimo ai 10 euro a pezzo?continua a leggere Ecco cosa non funziona nel nostro Paese: è sempre colpa di qualcun altro e non di se stessi. L’assunzione di responsabilità personale non esiste e se è avvertita, si sotterra sotto il cumulo di parole retoriche e demagogiche sulla libertà di stampa. Una delle poche buone voci che ho ascoltato in questi giorni è stata quella di Vittorio Feltri che in un dibattito televisivo sugli stipendi dei parlamentari con franchezza affermava: “Io guadagno assai più di voi, e non rinuncerei mai ai soldi che prendo. Secondo me prendete poco, ma il problema è che come classe politica avete fallito ed è per questo che la gente ritiene il vostro compenso esagerato”. Questa rampogna il giornalista dell’ultra destra berlusconiana lo rivolgeva a politici di destra e di sinistra. Gli vogliamo dare torto perché è un avversario politico? Direi invece che le sue affermazioni rispecchiano bene il sentimento generale, in cui s’inserisce questo sobrio dilettantismo politico della compagine Monti, che da venti giorni ammorba con le sue anticipazioni per rendere effettiva la “crescita Italia”. Immediatamente tutte le categorie più o meno privilegiate d’Italia, dagli avvocati ai farmacisti, dai taxisti ai commercianti, promettono serrate, blocchi, scioperi selvaggi. Su che cosa? Sul quasi nulla, poiché le proposte non sono chiare, ogni giornale ne riporta pezzetti, in qualche caso con versioni contradditorie. E non c’è da stare allegri quando s’intuisce che tutto questo rumore, nasconde forse operazioni politiche economiche assai preoccupanti. Per esempio una domanda che mi è stata posta da un taxista da giorni mi frulla nel cervello: “questa storia delle nuove licenze date come una sorta di rimborso agli attuali taxisti, non è che prelude il fatto che poi, siccome economicamente non frutteranno nulla, c’è già qualche gruppo pronto a ricomprarle per entrare nel mercato dei Taxi?” E il taxista, furibondo e assai informato, mi ha agitato sul muso i nomi di Montezemolo e di Della Valle. Follie? Mah, a leggere attentamente gli approfondimenti politici soprattutto del Corriere e del Sole 24, ma anche di altre testate, si ha l’impressione che si spinga molto nel colpire determinate categorie, (chiariamoci alcuni provvedimenti sono assolutamente da assumere!) per nascondere un po’ altre operazioni di liberalizzazione, che in verità interessano i grandi capitali, le grandi cordate, molte delle quali proprietarie della grande stampa, essenzialmente nel campo energetico, del trasporto, dell’acqua. Già l’acqua, su cui si ricorda che da pochi mesi il popolo italiano ha espresso un netto no all’uso privatistico. Si trovano sempre i modi e le forme per aggirare un referendum, qualcuno avrà pensato rivolgendosi direttamente all’Europa, ma su questo punto la vigilanza per fortuna è altissima. Anche la partita farmacie non è proprio chiarissima. Posto il fatto che è uno scandalo che da quasi vent’anni non si tengano concorsi per accedere alle licenze. Assodato che non è possibile sopportare che (solo il 30 per cento dice l’Ordine dei Farmacisti) ci si passi le licenze da padri ai figli, (vogliamo parlare di cosa accade appunto in altri Ordini professionali?), tutta questo interesse per la liberalizzazione non è che è spinta da qualche grande gruppo che intende scendere in campo e costruire un nuovo monopolio? Perché in Italia, per abbassare i costi farmaceutici almeno delle medicine di fascia C, non si usa il metodo della numerazione delle dosi, invece di vendere confezioni assolutamente sovradimensionate rispetto al bisogno? Tante le domande e molte e troppo confuse le risposte. Insomma queste liberalizzazioni proposte da un Governo di uomini e donne legati alle banche, a quell’alta borghesia italiana che tanti pasticci ha prodotto e troppi legami poco trasparenti ha intrattenuto, sono davvero così “liberatrici” o prefigurano una riorganizzazione che sia benevola con il grande capitale? Il dubbio è legittimo, e per ora nessuno l’ha fugato.
di Aurelio Mancuso settimanle “gli Altri” venerdì 20 gennaio 2012
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