Sono iscritto al PD da due anni e sinceramente non ho ancora capito quante e come sono organizzate tutte queste correnti, sotto correnti, fondazioni, aree, conciliabili e intrattenimenti vari. Chiariamoci, i Circoli esistono, la vita democratica e territoriale esiste,  e forse è l’unica che ha un po’ di coerenza da Bolzano a Siracusa, ma l’orchestra proprio non riesce a suonare una sinfonia adatta perlomeno agli uditi non professionali. Mi basterebbe comprendere se su quei dieci punti più volte evocati da Bersani, che dovrebbero essere il collante programmatico del PD, ci sia almeno una prima bozza, invece ci attardiamo su polemiche interne che quasi nessuno comprende. continua a leggere Io non capisco e continuo a stare nel PD perché son curioso di comprendere come, al momento che si dovrà precisare una proposta programmatica e di alleanza cosa accadrà. Mi piacciono i Circoli, dove s’incontra un popolo vivo, un po’ disilluso, ma sempre presente. Non ho mai creduto alla retorica della fratellanza e delle ecclesiastiche sezioni, ma in quegli spazi ho riconosciuto sapienza, riflessione, volontà di agire con concretezza. Tutto questo c’entra con il futuro del PD? Certo, perché questa straordinaria confusa, grande area politica è in piena evoluzione. Come in una grande centrifuga l’attuale PD, mischia elementi nobili a piccoli cabotaggi e spera di poter giungere a un amalgama che sia comprensibile. Non è facile per due ragioni: c’è chi spinge per un PD più chiaramente di sinistra, magari con una fusione con Sel, e chi invece opera per un partito dove la sinistra abbia un ruolo marginale, tale da permettere una democristianizzazione. In mezzo alle proposte estreme, navigano nelle arterie PD, liquide proposte di costruzione di “campi” indistinti, di modelli partito socialdemocratici alleati con il terzo popolo, modello grande coalizione, senza l’apporto Idv e Sel. Nessuno dei contorcimenti apparecchiati sul tavolo del prossimo futuro piddino, suscitano in me contrarietà o adesione. Il mondo, persino quello italiano, è da un’altra parte. Il PD va rimpastato come formazione politica che tragga la sua forza dalla concreta compostezza che sta dimostrando la maggioranza delle italiane e degli italiani. Tutti questi strilli anti corruttivi, giustizialisti, demo plebiscitari che da una parte assediano Bersani, strozzato dall’altra dai conservatorismi di sinistra ed ecclesiastici, sono il passato. Le italiane e gli italiani vogliono sentirsi più liberi e più considerati, vogliono rispetto e coerenza, quella che furbescamente a tratti fa emergere Monti. Le nostre domande sono simili a quelle che si pongono altri partiti europei che si stanno per cimentare nella riconquista d’importanti Stati, primo fra tutto la Francia. Così come Obama sta cercando di fare negli States, e altri in Continenti che ci sembrano lontani, ma sono a un secondo da Skype. Noi però patiamo vent’anni di paralisi, di sconnesse formule partitiche che ci hanno sprofondato in un melmoso limbo. Intendiamoci tutto il campo del centro sinistra è da trasformare, nessuna formazione politica vanta successi elettorali, percentuali di gradimento tali da rappresentare un’alternativa al PD. La strada da sperimentare, detto da un semplice iscritto, è incontrare le ragioni della civiltà democratica, che teorizzano e mettono in pratica la promozione dell’individuo contro ogni forma di egoismo, delle libertà contro ogni forma di oppressione, di new economy contro la solitudine della frammentazione lavorativa, la solidarietà contro la deriva pietistica. Ben più delle sinistre classiche, il meglio

Share