Egregio presidente del Consiglio Mario Monti,

la dichiarazione di oggi, secondo cui, lei ha il consenso e i partiti no, è una bella scivolata nell’autoritarismo più becero. Noi cittadine e cittadini italiani, ogni giorno malediciamo i partiti che votiamo o che non riusciamo a votare, ma ci ricordiamo che esiste una Costituzione che affida a questi strumenti essenziali per la democrazia, un compito preciso: organizzare le idee e le aspirazioni delle persone e cercare di renderle concrete attraverso il lavoro istituzionale, primo fra tutti quello legislativo.

Insomma, non vorremmo renderle la giornata difficile e amara, ma lei non ha ricevuto un voto popolare, è assurto alla carica di presidente del Consiglio, nel pieno rispetto delle disposizioni costituzionali, forzando politicamente un quadro parlamentare certamente debole e inadeguato, pur sempre legittimato a sostenere un governo, che a noi non piaceva, eletto democraticamente dal popolo. 

Le sue parole oltre a essere offensive e arroganti, svelano che nei momenti cruciali lei è tentato di utilizzare come una clava da una parte un indubbio, quanto mai inusuale aperto sostegno da parte del Presidente della Repubblica, che speriamo la richiami a maggior rispetto e sobrietà, e dall’altra un tifo sguaiato e ormai al limite del decoro da parte d’istituzioni finanziarie e politiche internazionali. Si sarà montato la testa? Lei così morigerato nei costumi personali, nel tratto asciutto e inespressivo del suo eloquio, non ci vorrà mica far comprendere che si trattava di una posa funzionale a raccogliere il massimo dei consensi per poi avere libera mano?

Non facciamo dietrologie, è però evidente che le stangate approvate pochi mesi fa, si riversano ora sui redditi degli italiani e altre, compresa l’Imu, stanno per abbattersi sull’80 per cento dei contribuenti. La notizia che Cgil, Cisl e Uil il 13 aprile manifesteranno compatte contro il suo provvedimento sulle pensioni, in particolare per la tragedia degli esodati, non le farà sicuramente piacere, perché si comprende che anche sull’articolo 18, nonostante le sue ferme posizioni, i pianti e strepiti del suo ministro Fornero, questo consenso di cui si vanta, si restringe sempre più. Infine, nella speranza che i nostri malandati partiti e persino qualche figura istituzionale oggi reagisca al suo infantile e autoritario scatto di nervi, le possiamo assicurare che avendo provato dittature lontane, regimi nazionaltelevisivi, vogliamo presto tornare a votare le forze politiche, magari non queste, nella speranza che mutino radicalmente ragione sociale, conformazioni organizzative e programmatiche. Lo sappiamo siamo proprio degli inguaribili nostalgici, non vogliamo affidarci alla sua integerrima figura, alle verbali e decretanti prove muscolari di forza, preferiamo le noiose e conflittuali sedi di partito, che guarda caso, rimangono in tutto l’Occidente, il perno della democrazia rappresentativa. Alle banche, consorterie borsistiche, istituzioni finanziarie, agenzie di rating, pensiamo tutti i giorni, con timore, per questo beviamo un bel bicchiere di Albana con le persone democratiche, di destra e di sinistra, che sanno che questo Paese si merita per il futuro assai di più di un signore tutto preso da se stesso, sordo all’umanità e alle fatiche del popolo italiano.

Di Aurelio Mancuso – Gli altri 

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