Diritti gay: Romney meglio di Bindi e Vendola | Gli Altri Online
Il mormone candidato alla presidenza degli USA, Mitt Romney, ha dichiarato: “Se due persone dello stesso sesso vogliono vivere insieme, avere una relazione sentimentale e anche adottare un bambino, a mio parere hanno il diritto di farlo. Ma chiamare tutto ciò matrimonio è una deviazione da quello è il reale significato del termine”.
Dopo la clamorosa dichiarazione di Barack Obama di sostegno al matrimonio gay (questione che per ora però rimane materia in mano agli Stati) il concorrente repubblicano ha dovuto, e questa è la vera notizia, rincorrerlo e pronunciare parole, che nella sostanza significano: ok alle coppie gay, si trovino soluzioni ad hoc e via libera anche alle adozioni. Intanto Obama può gongolare anche in termini di risorse economiche per la sua campagna elettorale, poiché in una serata con i vip dello spettacolo, ha raccolto 15 milioni di dollari, e dopo il suo annuncio si è verificato in vero e proprio boom di donazioni, spinta proprio dalle star, che da sempre sono impegnate sul tema del matrimonio gay.
Tornando a Romney e alla campagna dei repubblicani, è evidente che la mossa del presidente l’ha obbligato a dover dimostrare che in quanto mormone (religione che avversa i diritti dei gay assai più pervicacemente rispetto alle gerarchie cattoliche) rifugge l’omofobia ed è pronto a sostenere alcuni limitati diritti. Insomma, non passa giorno che per le lesbiche e i gay italiani sia in agguato un’umiliazione: da Hollande a Obama, dal premier croato Zoran Milanovic (paese dove già è in vigore una legge minimale) a Romney è tutto un dichiarare e sollecitare l’attenzione degli omosessuali.
In Italia i leader o tacciono o sbiascicano concetti confusi e contradditori. Fini dice no al matrimonio e sì a una legge che riconosca alcuni diritti, Vendola incalzato dai cronisti si lancia nei soliti incomprensibili panegirici (eppure il congresso di Sel si è pronunciato per il sì al matrimonio gay), Di Pietro ripropone i ribolliti Pacs, e il Pd sostanzialmente per ora tace in attesa che la fantomatica commissione Bindi finalmente partorisca un figlio frutto di tutte le disparate correnti. Il resto delle formazioni politiche non si pronuncia, compresi i rivoluzionari grillini, di cui per ora sono solamente pervenute sparse battutacce omofobe ad opera del guru.
Rifuggendo dal vittimismo che ormai è insopportabile e non fa che alimentare la frustrazione, non rimane che sottolineare come Romney sia assolutamente più democratico della Bindi di cui rimane incancellabile la frase che pronunciò nel 2007 come ministro della famiglia: “Il desiderio di maternità e di paternità un omosessuale se lo deve scordare. Non si possono creare in laboratorio orfani o disadattati. Meglio che un bambino cresca in Africa piuttosto che con due uomini o due donne”, di cui non si è mai scusata, almeno con i bambini africani… Certo tentò con Barbara Pollastrini di elaborare la proposta dei DICO, che come un brutto esperimento transgenico di laboratorio, fu talmente manipolata, da giungere in Parlamento come uno dei peggiori insulti all’intelligenza dei cittadini italiani.
E ora una domanda sorge davvero spontanea: perché mai i gay e le lesbiche italiane dovrebbero gioiosamente prepararsi a votare alle prossime elezioni politiche? Presi gli schiaffoni dal governo Prodi, perché mai dovrebbero credere a promesse, che sicuramente arriveranno, vaghe e inconsistenti? Dov’è una proposta che sia dignitosa finalmente avanzata da tutto il centro sinistra? Questa volta attendiamo, inutile sbilanciarsi prima del tempo, ma si sappia, che al netto delle possibili rassicurazioni di questo o quell’esponente di partito in cerca di collocazione o di palchi mediatici, (l’unica che continua a condurre una seria e ragionata battaglia è Paola Concia) la comunità lgbt, soprattutto quella silenziosa, non politicizzata, non si farà fregare.
I partiti spero abbiano compreso ciò che è avvenuto alle amministrative, perché alle politiche potrebbe andar assai peggio; quel pezzo di elettorato calcolato in circa un milione di persone che non si recò alle urne nel 2008 proprio per ciò che accadde sui gay e altre libertà negate, potrebbe facilmente raddoppiare. Purtroppo si tratta ancora di una risposta negativa, non organizzata, non instradata in una sana logica lobbysta (come avviene in tutto il mondo occidentale), ma è pur sempre una risposta che farà male alle oligarchie partitiche cieche, mute e sorde.
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