di Aurelio Mancuso

La libertà di espressione, la satira, persino le opere di cattivo gusto possono esser messe da una parte per opportunismo politico o rispetto delle sensibilità religiose? No. Salvo che si pensi che le confessioni siano portatrici di valori più alti e intoccabili rispetto al perimetro disegnato dalle democrazie moderne, basate sul concetto di laicità e di pluralismo. Tutte le pruderie moderatiste che vanno per la maggiore dopo le proteste islamiche per l’irrispettoso filmetto su Maometto, fanno venire il voltastomaco, sono uno dei peggiori retaggi che ci si continua a portare dietro, persino nei luoghi più “laicisti” come la Francia. Si sono evocati a sproposito il senso di opportunità e di rispetto dei simboli religiosi, operando vere e proprie azioni di censura. Ci sono due questioni distinte e allo stesso tempo collegate che sono da prendere in considerazione. Da una parte bisogna intendersi come qui e ora libertà di pensiero e difesa delle prerogative statali siano al centro dei pensieri dei nostri governanti, dall’altra è innegabile che tutto il grande sommovimento negli Stati a maggioranza islamica ponga il tema di se e come muteranno le loro elaborazioni politiche rispetto alla democrazia.continua a leggere Non nascondo una sostanziale allergia rispetto al pensiero prevalente nella sinistra italiana che si manifesta in una sorta di teologia della comprensione e del dialogo a tutti i costi, che esclude l’assunzione realistica del conflitto in atto. Masse sterminate di persone di fede islamica odiano (le ragioni storiche, politiche e sociali sono più che comprensibili) l’Occidente, le sue rappresentanze istituzionali, i suoi leader, i suoi modelli di vita. La nostra modernità è percepita come decadente, impura, fonte di ogni offesa ai precetti del Corano (in molti casi in verità delle varie tradizioni tribali ante Islam). Non tutto è così, tanti intellettuali, politici, organizzazioni sociali islamiche non la pensano in questo modo, lavorano per costruire ponti, ma siamo ancora di fronte a piccole e illuminate minoranze, su cui certamente continuare a investire per il futuro. Il dialogo anche interreligioso tra cristiani e musulmani è interessante, certo a volte si potrebbe sospettare che pensieri più fondamentalisti della cultura islamica potrebbero rinverdire quelli sopiti cristiani, che non possono più essere civilmente incidenti perché hanno dovuto arretrare con la secolarizzazione imposta dalla storia, dall’Illuminismo in poi. E’ bene oggi ripetere con forza, e da sinistra, che chi mette in discussione la libertà di pensiero, i valori espressi nelle Carte internazionali e italiana, le conquiste civili, in particolare quelle delle donne e delle persone lgbt, va contrastato, senza possibilità di alcuna ambiguità. Se l’Occidente pensa che ricercando un compromesso sui valori si potrà trovare una possibilità di convivenza più pacifica, allora i nostri diritti di autodeterminazione e di libertà individuale saranno messi a repentaglio. Com’è indisponibile un confronto tra laici e cattolici che parta dalla superiorità dei valori religiosi, questo è identico per tutte le altre culture religiose, che coesistono dentro e fuori i nostri Paesi. Le democrazie non si esportano, le organizzazioni statali e sociali evolvono nei tempi, l’Islam è composto da molte teologie e posizioni differenti, sono da escludere atteggiamenti di superiorità tra quello che si è venuto a determinare nell’Occidente e quello che si sta muovendo nel nord Africa e Medio Oriente. Rinunciare però alle nostre identità per mediare con altrui identità sarebbe uno sbaglio drammatico. Chi pensa che l’antisemitismo, l’islamofobia, il razzismo, la superiorità dell’uomo sulla donna, l’omofobia, gli abusi e le angherie sui minori, disabili, anziani siano pratiche possibili, non può essere in alcun modo giustificato. Perché è di sinistra ritenere, che l’inviolabilità dell’individuo, la parità dei generi, il rispetto delle differenze di provenienza, credi religiosi e filosofici, età, generi, identità e orientamenti sessuali, abilità, valori non negoziabili.

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