di Aurelio Mancuso

Nel PD il PCI ancora vive diffusamente, non in forme eclatanti, se non qualche cantata dei giovani democratici durante le feste democratiche, di notte un po’ brilli e quindi più nostalgici. Il PCI non ha mai abbandonato il PDS e neppure i DS, e ora vive con modalità nascoste, quasi imbarazzate, anche dentro il PD. Nella sostanza si tratta di attendere l’oggettivo affievolimento della memoria emozionale di un partito vissuto direttamente da ancora una parte consistente degli iscritti ed elettori del partito. Quando non piacciono posizioni pubbliche di questo o quel dirigente, quando il conflitto interno conosce fasi acute, e una di queste sarà certamente la nuova stagione delle Primarie, allora riaffiora qua e là qualche nostalgia del PCI, delle sue ferree e antidemocratiche regole dettate dal centralismo, dalle ritualità delle lotte intestine felpate, più simili a ciò che accade entro le mura leonine, che a quello che già allora si muoveva nella società.continua a leggere  A esser puntuali bisogna dire che la nostalgia concreta riguarda di più i DS, come entità proveniente dalla storia del PCI, ma che era stata capace di rielaborare la sinistra riformista con buoni, non robusti, innesti socialisti, repubblicani, laici, che riuscivano meglio a bilanciare il rapporto non facile con la Margherita. Ora è tutto cambiato e il bel tempo che fu, se mai ci sia stato, inesorabilmente svanisce, e il PCI ormai troverà pace tra i grandi soggetti politici del passato, cui le nuove e le prossime generazioni non percepiranno quel potente richiamo consolatorio che aveva sulle masse non solo operaie. Il PCI era il PCI, quello che ne è derivato non può in alcun modo sostituirlo, riferirsi, emozionare. Quella chiesa ha mantenuto inalterata nella sua storia la volontà propedeutica, quindi, rassicurante, la visione egemonica, fortemente perseguita, tanto da espandersi in ogni settore della vita produttiva e culturale.  I militanti del PD sanno benissimo, registrando sconfortati la pochezza del confronto interno sulle idee, che quel partito che nacque a Livorno nel 1921, dalla più drammatica delle scissioni della sinistra italiana, da cui non ci siamo più ripresi, non è il loro punto di riferimento. Il PD, come teorizzato da frettolosi e normativi intellettuali, è frutto di diverse storie politiche, di fratture, ricomposizioni, discontinuità, e alla fine non ha fatto una scelta di campo, tentando di fondere partiti per trarne il meglio. Sappiamo come sta andando, vedremo come andrà a finire, certo è che la nostalgia nei confronti del PCI è difficile da stanare, il lutto ormai è stato elaborato e si prosegue per strade incerte. L’unica cosa che si può ancora dire che sia rimasta della tradizione comunista italiana è una certa spocchia presente tra qualche dirigente del PD che pensa di esser ancora a capo di comitati centrali. La supponenza non riguarda solo chi stava nel PCI, pure chi non era nato ai tempi del suo decesso, purtroppo i difetti comunisti si tramandano come una non sradicabile infezione. Ecco tra quei volti duri e alteri che spesso vediamo in tv, nei lunghi e verbosi discorsi sulla complessità della crisi, sulla ragione ultima del raggiungimento del benessere comune  (il sol dell’avvenire rielaborato in forma austera e pratica) si trasfigura l’alterigia comunista, che un tempo si percepiva in personalità di ben altra statura. E’ gustoso, infine, intravedere tra ex margheritini atteggiamenti analoghi che pur provenendo dalla cultura dell’altra chiesa, ancora saldamente in piedi, non sono propri della loro cultura, perché i democristiani veri respingevano ogni forma di superbia pubblica. Esser politici cattolici significava mitezza di linguaggio, umiltà nell’approccio, sottrazione di pubblica ambizione. Nel PD ci son certe personalità ex DC davvero più comuniste dei comunisti doc, il che provoca tra gli elettori e iscritti profonda adorazione, d’altronde di immaginette e reliquie il PCI ha sempre fatto ampia ostentazione, come il Vaticano. Anche Berlinguer probabilmente sarebbe stato contento ad avere una presidente del partito così cattocomunista.

 

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