“Uguali e diversi nell’Italia che deve cambiare” Ne parlano Anna Paola Concia, deputata PD, relatrice del progetto di legge contro l’omofobia, Aurelio Mancuso, presidente Equality Italia, già presidente Arcigay, Angelo Pezzana, fondatore FUORI (fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano), scrittore, Nunzia De Girolamo, deputato PdL, avvocato. Coordina Daniela Preziosi de “Il Manifesto”.
Pesaro, 9 settembre 2011 – Non è un mistero che l’Italia sia il fanalino di coda in Europa in tema di diritti civili, malgrado alcuni grandi città – e Pesaro è fra queste –abbiano istituito un registro delle unioni civili, è solo di poche settimane fa l’ennesima bocciatura del progetto di legge contro l’omofobia, votata però, contro la linea di partito, da alcuni esponenti della maggioranza. La prima domanda è sull’UDC, e sugli scenari di possibile alleanza “Il partito di Casini è un partito complesso, non è solo Binetti e Buttiglione, sull’omofobia alcuni dell’UDC e del PdL si sono astenuti, altri hanno votato contro. Il PD ha detto e dirà parole chiare su questo, starà a loro fare la propria scelta” è la risposta di Anna Paola Concia, mentre Nunzia De Girolamo, dagli scranni opposti del Parlamento puntualizza “l’UDC è un partito conservatore, che va verso il PdL, ma non si diventa più civili sulla base delle alleanze, bisogna essere capaci di superare le differenze per diventare tolleranti con le diversità”.
Per Pezzana, le responsabilità dell’arretratezza in cui si trova il nostro paese sono da ascrivere al Parlamento intero, che accetta una situazione intollerabile, e punta il dito contro quello che definisce “l’asservimento dei politici alla Santa Sede, quando la religione è un fatto privato, che non deve intervenire nella sfera statale”, bollando come “umiliante, retrogrado e offensivo un progetto di legge come i DICO, quando in tutta Europa esiste il PACS (patto civile di solidarietà), che da noi sembra tabù.” L’Italia che vogliamo è quella degli uguali diritti per tutti – omosessuali, immigrati, disabili – dice Aurelio Mancuso “solo unendo tutte le questioni dei diritti e traformandole in battaglia politica in Parlamento si apre la strada al cambiamento. Questo è uno Stato laico, e i laici sono anche credenti, il nostro dovere è risvegliare le coscienze, è in atto un arretramento culturale che emblematicamente inizia con la sconfitta del referendum sulla fecondazione assistita, e ha reso possibile il testo di legge sul testamento biologico contro cui proporremo, come Equality Italia, un referendum abrogativo qualora fosse approvato al Senato”. La gente applaude, la società civile c’è, e neanche questo è in fondo un mistero.
La Concia parla di un problema di cultura politica che attraversa tutta la sinistra, non solo il PD, “nessun partito mette sullo stesso piano diritti civili e diritti sociali, questa è la sfida vera, mettere al centro della proposta politica i diritti civili, ed è questo che deve fare la differenza con la destra.” Il riconoscimento della De Girolamo arriva subito “siamo diversi ma una destra moderna e liberale può collaborare sulle proposte che arrivano dalla sinistra per il bene comune.”
Puntuale arriva anche il richiamo di Mancuso al rispetto dei trattati europei sottoscritti dall’Italia all’unanimità, al trattato di Lisbona che ratifica le direttive antidiscriminatorie, e rivolge un appello al Partito Democratico affinchè inserisca i diritti civili nei “10 punti” per cambiare l’Italia, mentre l’appello di Pezzana è che si faccia un gay pride diverso, di denuncia e non di festa, che denunci l’arretratezza del paese. Paola Concia concorda, e in chiusura annuncia l’intenzione di costituire una class action per il riconoscimento del matrimonio da poco stretto con la compagna Ricarda in Germania, insieme a quanti sono nelle loro stesse condizioni. Salutando, ride “per una volta la mina vagante non sarò io, ma Ricarda.”
Redazione web Festa Democratica – Sara Guabello
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