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Pd nazionale e umbro sconfessano il Sindaco di Gubbio: diritti civili nella nostra identità

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UNIONI CIVILI: CONCIA (PD), DA GUBBIO SEGNALE ALLARMANTE

(ANSA) – ROMA, 25 GEN – “Quanto accaduto a Gubbio è davvero allarmante: mentre il Pd nazionale cerca di trovare una sintesi unitaria e credibile sul tema delle unioni tra persone dello stesso sesso da presentare nel nostro programma di governo alle prossime elezioni, il sindaco e alcuni consiglieri democratici ugubini votano a favore di una mozione per l’abolizione del Registro delle unioni civili presentata dal Pdl, andando così contro la linea del partito e i suoi stessi valori fondanti”. Lo dichiara la deputata del Pd Anna Paola Concia. “Evidentemente chi ha votato in questo modo non vuole bene né al Partito democratico, né ai suoi elettori. Mi aspetto che il Pd umbro chiarisca al più presto quanto accaduto e mi appello a Rosy Bindi, che presiede la Commissione Diritti del partito, affinché intervenga per ribadire l’impegno del Pd contro ogni forma di discriminazione” conclude Concia. (altro…)

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“Care coppie calabresi non lasciate la vostra terra”

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Calabria Ora: Mancuso (Equality Italia) “Qui c’è ancora chiusura”

Curiosando nel suo sito web scopri che ha dichiarato la propria omosessualità attraverso le colonne di un quotidiano. I diritti civili, per lui, hanno la priorità. Su tutto. E non è certo un caso che Aurelio Mancuso sia fondatore e presidente di Equality Italia, la rete trasversale che ruota attorno a quelle tematiche a lui tanto care. Così come non lo è che sia stato al vertice, per diversi anni, dell’Arcigay nazionale. E’ un giornalista e un politico. Come se non bastasse, poi, è anche un attivista: il “paladino”, se vogliamo, di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. La persona ideale, insomma, alla quale porre una serie di domande sull’omosessualità nel ventunesimo secolo. (altro…)

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POTERE TRANSGENDER

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La Repubblica 17 gennaio 2012 pagine 44, 45, 46, 47

La rivincita del terzo sesso

VERA SCHIAVAZZI

Per i trentamila transgender italiani, persone che hanno già cambiato o vorrebbero cambiare la propria identità sessuale, o che rivendicano il diritto di non dichiararla affatto, il serbo Andrej Pejic è un simbolo. Modello (o modella) scelto da Jean-Paul Gaultier per la sua superba e androgina bellezza fuori dal tempo e dagli schemi, ha sfilato vestito da sposa per le collezioni primavera-estate del 2011, posato per Vogue, dichiarato candidamente di salire in passerella «per guadagnare» e di ritenersi «un rischio calcolato» per le grandi firme della moda. E il Courrier International l´ha messo in prima pagina: un mezzo busto senza veli, conturbante e stimolante, per introdurre un´ampia inchiesta sul fenomeno nel mondo. (altro…)

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La Rai nel giorno dell’Aids: non dite «profilattico» . (Corriere della Sera)

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La parola profilattico nell’Italia del 2011 è ancora un tabù. Almeno lo è per la Rai e per il ministero della Salute, che da pochi giorni è guidato da Renato Balduzzi. Non bisogna pronunciarla nemmeno in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Che è stata celebrata ieri, con una serie di trasmissioni su Radio 1. Ebbene, i conduttori e le redazioni dei programmi coinvolti nell’iniziativa, mercoledì scorso, hanno ricevuto un’email che lasciava adito a pochi dubbi: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto». continua a leggere

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Rassegna Stampa – Di Pietro su Rai 1 e Canale 5 per criticare Pd e Pdl offende i gay

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Il fatto: Di Pietro su Rai 1 e Canale 5 per criticare Pd e Pdl offende i gay

«Come nozze tra uomini» E i gay protestano –  Corriere della Sera, Venerdì 11 Novembre, 2011

ROMA — Le dichiarazioni in tv vengono fuori «alla Di Pietro», scherzose. Ma i gay di tutta Italia non ci trovano nulla da ridere. Ha cominciato a Porta a Porta, Antonio Di Pietro, per scagliarsi contro l’accordo Pd-Pdl sul governo a guida Monti: «È come un matrimonio fra uomini». Poi ieri mattina a Canale 5 ha rincarato la dose. «Si accorgeranno che non possono stare insieme perché due maschi in camera da letto non fanno figli». continua a leggere

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RS – Mancuso (Equality Italia): da Sacconi parole indegne la “barzelletta” propone un refrain caro alla destra estrema italiana.

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Comunicato:

Mancuso (Equality Italia): da Sacconi parole indegne la “barzelletta” propone un refrain caro alla destra estrema italiana.

Rassegna stampa:

– Unità – Venerdì 9 Settembre 2011

Per la «barzelletta» sulle suore Sacconi finisce nella bufera

Reazioni durissime dopo la «storiella» sulle religiose violentate

Anna Finocchiaro: «Chieda scusa». Camusso: «Sono sgomenta»

La battuta sulle suore violentate scatena uno tsunami politico. Rosy Bindi: «Intollerabile misoginia». Dopo ore di silenzio il ministro tenta l’exit strategy: «Era solo un paradosso politicamente scorretto»

Per ore e ore l’unico a stare in silenzio è lui, Maurizio Sacconi, ministro della Repubblica. Ma alla fine diventa impossibile rimanere indifferente alla sequela di aggettivi che gli vengono rivolti in un crescendo inarrestabile: «Miserabile», «indegno», «fa pena», «volgare», «indecente». E così, ieri poco prima dell’ora di cena il nostro tenta una goffa exit strategy, tirando in ballo il compianto Guido Carli e la «disonestà intellettuale» di chi ha osato criticarlo: «Sfortunato quel Paese nel quale dovessero prevalere il rifiuto di ogni dimensione ironica e la perdita della capacità di sorridere anche di fronte ai paradossi più politicamente scorretti». Altro che «paradossi politicamente scorretti», altro che «battute innocue», come dicono i pochi sodali del Pdl: la famigerata barzelletta con tanto di stupro di suore offerta in pubblico per polemizzare con la Cgil ha scatenato uno tsunami di reazioni che potrebbero non lasciare indenne l’ex socialista folgorato anni fa, come tanti altri, sulla via del Cavaliere. La scena si svolge ieri l’altro sera ad «Atreju», la festa dei giovani Pdl, dove Sacconi sta dibattendo sull’articolo 8 della manovra, quello che permette di derogare dal contratto nazionale aprendo de facto la strada alla libertà di licenziamento in aperto conflitto con l’articolo 18. Un tema drammatico, sul quale il nostro interviene con una, chiamiamola così, metafora: «Faccio un sempio un po’ blasfemo – dice, l’inconsapevole – per rispondere alla Cgil rispetto agli scenari apocalittici che ha fatto: vale quanto disse una suora in un convento del ‘600, dove entrarono dei briganti che violentarono tutte le suore tranne una. Il Sant’Uffizio interrogò quest’ultima e le chiese: come mai non è stata violentata? Lei rispose: perché ho detto di no». Gelo in sala. La rabbia esplode ieri mattina, assumendo subito i contorni di un caso politico. Durissima la nota di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, presidente e vicepresidente del gruppo del Pd al Senato: «Signor ministro, la barzelletta che ha raccontato è stata da lei stesso definita blasfema. Noi la riteniamo offensiva per tutte le donne. Abbiamo valutato in questi giorni assai negativamente la sua politica in materia di lavoro e pensione delle donne italiane. Ma non le possiamo consentire di oltraggiare la loro dignità. Chieda pubblicamente scusa a tutte le donne e sappia ammettere il suo errore». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: «Sgomenta l’idea che a un ministro della Repubblica venga in mente di utilizzare lo stupro come esempio per distinguere le opinioni che i sindacati possono avere sulla manovra: la sua è anche la peggiore delle visioni maschiliste che si possano avere». Rosy Bindi: «Non ci sono scuse che possa offrire per la gravità e la volgarità della sue parole. Un esempio intollerabile di misoginia». Il comitato delle donne di Senonoraquando: «In nessun altro paese democratico un esponente di governo sceglierebbe la metafora dello stupro per esprimere una sua valutazione politica, svelando la sua visione del rapporto tra uomini e donne». Leoluca Orlando, Idv: «Dovrebbe chiedere scusa e dimettersi immediatamente… ha una concezione della donna da Medioevo». Monica Cerutti, Sel: «Un’aberrante dichiarazione che serve solo a svelare la (sub) cultura irrispettosa e volgare di certa destra italiana». E ancora: la conferenza delle donne del Pd, il presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso, le donne della Cgil… Senza possibilità d’appello, la condanna di Suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio anti-tratta dell’Usmi, l’Unione superiori maggiori d’Italia: «Caro ministro, le spiego il mio disgusto», scrive la religiosa sul sito di Famiglia Cristiana: «Il ministro Sacconi ha utilizzato una barzelletta agghiacciante che parla di suore violentate consenzienti. Questo è il livello di un ministro della Repubblica». Una lapide l’osservazione di Suor Rita Giarretta, anch’essa protagonista del movimento di Senonoraquando: «Il ministro mi fa pena». Pochi ma strabilianti i tentativi di difendere il ministro del lavoro. La sottosegretaria alla salute, Eugenia Roccella, ex radicale femminista passata alle allegre armate azzurre nonché organizzatrice del Family day, parla «di grave strabismo ideologico, che non prende in considerazione il dato di cui si parla». Di «cinico moralismo del Pd» favella Maurizio Castro del Pdl, secondo cui quella di Sacconi altro non era se non «un’innocua barzelletta», mentre il medesimo Sacconi sarebbe «uomo impegnato con coerenza dolorosa e compiuta nella difesa degli autentici valori della tradizione cristiana in Italia». In silenzio, almeno fino a sera, i piissimi Giovanardi, Quagliariello, Bondi.



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