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Galleria fotografica – Presentazione indagine sull’antisemitismo in Italia

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Ci sembrava utile dare un segnale preciso: l’antisemitismo non riguarda solo gli ebrei, ma la civiltà tutta”. Lo ha dichiarato il presidente di Equality Italia, Aurelio Mancuso, nel corso di un convegno sull’antisemitismo all’Istituto Superiore Antincendi di Roma. “Noi di Equality Italia – ha aggiunto Mancuso – abbiamo segnalato alla polizia postale diversi siti antisemiti, e siamo rimasti sorpresi dall’aumentare del loro numero, anche tra le pagine dei social network. Vogliamo mettere insieme temi differenti (come l’antisemitismo, il razzismo e l’omofobia), che hanno tutti alla base il fatto che questa società fa ancora fatica a riconoscere l’altro”.

Si ringrazia Salvatore Contino e Luciano di Meo per il servizio fotografico

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RS – Mancuso (Equality Italia): da Sacconi parole indegne la “barzelletta” propone un refrain caro alla destra estrema italiana.

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Comunicato:

Mancuso (Equality Italia): da Sacconi parole indegne la “barzelletta” propone un refrain caro alla destra estrema italiana.

Rassegna stampa:

– Unità – Venerdì 9 Settembre 2011

Per la «barzelletta» sulle suore Sacconi finisce nella bufera

Reazioni durissime dopo la «storiella» sulle religiose violentate

Anna Finocchiaro: «Chieda scusa». Camusso: «Sono sgomenta»

La battuta sulle suore violentate scatena uno tsunami politico. Rosy Bindi: «Intollerabile misoginia». Dopo ore di silenzio il ministro tenta l’exit strategy: «Era solo un paradosso politicamente scorretto»

Per ore e ore l’unico a stare in silenzio è lui, Maurizio Sacconi, ministro della Repubblica. Ma alla fine diventa impossibile rimanere indifferente alla sequela di aggettivi che gli vengono rivolti in un crescendo inarrestabile: «Miserabile», «indegno», «fa pena», «volgare», «indecente». E così, ieri poco prima dell’ora di cena il nostro tenta una goffa exit strategy, tirando in ballo il compianto Guido Carli e la «disonestà intellettuale» di chi ha osato criticarlo: «Sfortunato quel Paese nel quale dovessero prevalere il rifiuto di ogni dimensione ironica e la perdita della capacità di sorridere anche di fronte ai paradossi più politicamente scorretti». Altro che «paradossi politicamente scorretti», altro che «battute innocue», come dicono i pochi sodali del Pdl: la famigerata barzelletta con tanto di stupro di suore offerta in pubblico per polemizzare con la Cgil ha scatenato uno tsunami di reazioni che potrebbero non lasciare indenne l’ex socialista folgorato anni fa, come tanti altri, sulla via del Cavaliere. La scena si svolge ieri l’altro sera ad «Atreju», la festa dei giovani Pdl, dove Sacconi sta dibattendo sull’articolo 8 della manovra, quello che permette di derogare dal contratto nazionale aprendo de facto la strada alla libertà di licenziamento in aperto conflitto con l’articolo 18. Un tema drammatico, sul quale il nostro interviene con una, chiamiamola così, metafora: «Faccio un sempio un po’ blasfemo – dice, l’inconsapevole – per rispondere alla Cgil rispetto agli scenari apocalittici che ha fatto: vale quanto disse una suora in un convento del ‘600, dove entrarono dei briganti che violentarono tutte le suore tranne una. Il Sant’Uffizio interrogò quest’ultima e le chiese: come mai non è stata violentata? Lei rispose: perché ho detto di no». Gelo in sala. La rabbia esplode ieri mattina, assumendo subito i contorni di un caso politico. Durissima la nota di Anna Finocchiaro e Luigi Zanda, presidente e vicepresidente del gruppo del Pd al Senato: «Signor ministro, la barzelletta che ha raccontato è stata da lei stesso definita blasfema. Noi la riteniamo offensiva per tutte le donne. Abbiamo valutato in questi giorni assai negativamente la sua politica in materia di lavoro e pensione delle donne italiane. Ma non le possiamo consentire di oltraggiare la loro dignità. Chieda pubblicamente scusa a tutte le donne e sappia ammettere il suo errore». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil: «Sgomenta l’idea che a un ministro della Repubblica venga in mente di utilizzare lo stupro come esempio per distinguere le opinioni che i sindacati possono avere sulla manovra: la sua è anche la peggiore delle visioni maschiliste che si possano avere». Rosy Bindi: «Non ci sono scuse che possa offrire per la gravità e la volgarità della sue parole. Un esempio intollerabile di misoginia». Il comitato delle donne di Senonoraquando: «In nessun altro paese democratico un esponente di governo sceglierebbe la metafora dello stupro per esprimere una sua valutazione politica, svelando la sua visione del rapporto tra uomini e donne». Leoluca Orlando, Idv: «Dovrebbe chiedere scusa e dimettersi immediatamente… ha una concezione della donna da Medioevo». Monica Cerutti, Sel: «Un’aberrante dichiarazione che serve solo a svelare la (sub) cultura irrispettosa e volgare di certa destra italiana». E ancora: la conferenza delle donne del Pd, il presidente di Equality Italia Aurelio Mancuso, le donne della Cgil… Senza possibilità d’appello, la condanna di Suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’Ufficio anti-tratta dell’Usmi, l’Unione superiori maggiori d’Italia: «Caro ministro, le spiego il mio disgusto», scrive la religiosa sul sito di Famiglia Cristiana: «Il ministro Sacconi ha utilizzato una barzelletta agghiacciante che parla di suore violentate consenzienti. Questo è il livello di un ministro della Repubblica». Una lapide l’osservazione di Suor Rita Giarretta, anch’essa protagonista del movimento di Senonoraquando: «Il ministro mi fa pena». Pochi ma strabilianti i tentativi di difendere il ministro del lavoro. La sottosegretaria alla salute, Eugenia Roccella, ex radicale femminista passata alle allegre armate azzurre nonché organizzatrice del Family day, parla «di grave strabismo ideologico, che non prende in considerazione il dato di cui si parla». Di «cinico moralismo del Pd» favella Maurizio Castro del Pdl, secondo cui quella di Sacconi altro non era se non «un’innocua barzelletta», mentre il medesimo Sacconi sarebbe «uomo impegnato con coerenza dolorosa e compiuta nella difesa degli autentici valori della tradizione cristiana in Italia». In silenzio, almeno fino a sera, i piissimi Giovanardi, Quagliariello, Bondi.



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L’Italia cattolica in balia delle fazioni. Come è lontano il Concilio

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di Aurelio Mancuso,  Settimanale gli Altri venerdì 14 ottobre 2011

I cattolici si riuniscono il 17 ottobre per spingere in avanti l’esortazione martellante che proviene dalle gerarchie cattoliche: far scendere in campo una nuova classe politica cattolica in grado di far superare la crisi economica e morale del Paese. Chi sono queste cattoliche e cattolici cui è stato affidato l’arduo compito? In sostanza si tratta delle cosiddette truppe scelte facenti parte della variegata e inquieta galassia dell’associazionismo cattolico, da quelle storiche impegnate nel sociale, nelle parrocchie, nell’ambito patronale, a quelle specificatamente concentrate nell’evangelizzazione e nella cura di aspetti specifici della fede, dal mondo Mariano a quello catecumenale. continua a leggere

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Ichino in cattedra. Il mercato dei diritti un’anomalia tutta nostra

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Tutta questa discussione sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, che per fortuna almeno per ora è stata stoppata dal PD, alimenta una riflessione che non può conchiudersi nel confronto, pur importantissimo sulla riforma del mercato del lavoro. Certo il lavoro, come ci rammenta la Costituzione è  il primo fondamentale diritto su cui è fondata la nostra convivenza, ma oggi alla luce di come è cambiata la società sostanziale italiana, come leggere questa affermazione? In primo luogo quando i diritti si difendono si perdono, quando si promuovono ne fanno scaturire di nuovi, e questa lezione dovrebbe essere tenuta a mente sia da parte delle forze politiche e da questo strano governo tecnico e sia dai sindacati. (altro…)

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Diete. Un solo consiglio: buon cibo e…ginnastica da camera -settimanale gli Altri

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di Aurelio Mancuso

Grasso è bello ricordano tante stonate dicerie, spot, antiche credenze, interessati sostegni folkloristici.  Il grasso è diffuso, popolare, sensuale, e socialmente accettato, o meglio compreso, tra la gran parte degli italiani, che del cibo non hanno solo la passione, ma a tratti una robusta ossessione. Al netto dei luoghi comuni per cui i milanesi della city sono da un’insalata e via, o i romani paninari, e i torinesi e genovesi ci tengono alle porzioni equilibrate e non sature, nell’italico suolo si mangia dappertutto, troppo, con gran gusto, affidandosi ai Mac piuttosto che alle trattorie. E se qualcuno vi racconta che però le nuove generazioni stanno più attente, rammentate sempre che dipende dai luoghi e dalle condizioni sociali, perché il grasso non è solo abbondanza, ma è pure frutto di disordine, d’ingestione di alimenti di bassa qualità, di diete cariche di pochi e non nobili elementi nutrizionali. Tra tutto questo e il regime dominante del fisicamente irreprensibile, costruito a dura prova della propria tenuta fisica, tra ore di lavoro o studio, palestre sempre più attrezzate come istituti di espiazione per i ciccioni, c’è il buon senso, che non sguazza mai tra le nostre latitudini mangerecce. (altro…)

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