Come non rimanere increduli davanti alla morte di un giovane di appena 25 anni, deceduto a causa del pestaggio subito l’altra notte in Rione Monti? Come non allarmarsi per il ripetersi di episodi di aggressione nei paraggi del Gay Village ad opera di vere e proprie squadracce? La politica degli annunci e delle retoriche condanne ha stancato. Le istituzioni devono assumere provvedimenti adeguati dal punto di vista della concreta sicurezza dei quartieri e dei luoghi dell’aggregazione. Ma c’è da sottolineare che la responsabilità morale maggiore è di chi negli ultimi anni incita all’odio contro le persone gay, migranti, disabili, culturalmente differenti, ecc. C’è un intero blocco politico e culturale che non sopporta la libertà, le espressioni culturali e sociali, che per fortuna presidiano le notti oscure delle metropoli italiane, sempre più deserte, sempre più abbandonate. Nel degrado, nella noia, nella mancanza di punti valoriali, si alimentano l’odio e la violenza di cui troppi politici pericolosamente si servono per accreditare una società mono cromatica, falsamente ordinata, paurosamente rinchiusa nel coprifuoco imposto dalla scarsità dei mezzi pubblici a disposizione, delle zone che da una certa ora in poi, sono in mano a bande di balordi, gruppi violenti a volte con tinte politiche ben precise. Il dolore per la perdita di una vita di un giovane musicista e per le continue aggressioni nei confronti delle persone lgbt, deve far individuare con chiarezza, oltre che gli esecutori materiali, anche i cattivi maestri, che bisogna con nettezza isolare.
Aurelio Mancuso presidente Equality Italia
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