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Aurelio Mancuso (Equality Italia) contro Vauro: “Su Fiorito una vignetta ignobile, fa schifo”

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“E’ una vignetta che fa schifo, semplicemente ignobile”. Questo il commento di Aurelio Mancuso, attivista per i diritti LGBT e presidente di Equality Italia, alla vignetta disegnata da Vauro e pubblicata oggi su Il Fatto Quotidiano. Lo schizzo rappresenta Franco Fiorito, ex capogruppo del Pdl nel Lazio, nel panni del carcerato. Con lui in cella altri due carcerati, che lo guardano con fare minaccioso. “Ebbravo Batman… Adesso però ce fai Wonder Woman”.

“E’ una vignetta che non fa ridere per niente”, commenta Mancuso. “Mette insieme, con pessimo gusto, due questioni assai delicate: la violenza sessuale dentro le carceri e la condizione degli omosessuali e dei transessuali dentro le carceri”.

Per Mancuso, il disegno di Vauro è “ignobile” perché prende in giro le persone “per una condizione non scelta da loro”. “In questo Paese, a differenza di altri paesi più civili, i detenuti non hanno diritto alla sessualità”, commenta il fondatore di Equality ed ex presidente nazionale di Arcigay. “Non ci sono le cosiddette stanze dell’amore e i carcerati non hanno diritto a trascorrere momenti di intimità con le persone amate”. Per Mancuso, questo è già di per sé un buon motivo per non ironizzare sulla vita sessuale dei detenuti, visto che gli è di fatto privato l’amore.  (altro…)

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L’altra altra metà del cielo… continua

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Martedì 27 novembre 2012, dalle ore 17 alle ore 19, presso Palazzo Valentini – Sala Peppino Impastato, via IV Novembre 119A, si svolgerà lapresentazione del documentario “L’altra altra metà del cielo… continua” diMaria Laura Annibali, per la regia di Laura Valle. A due anni di distanza dal suo primo film, Maria Laura Annibali torna sull’argomento con una nuova opera nella quale, come anche il titolo suggerisce, continua a indagare nella realtà ampia e variegata del lesbismo. Il tessuto di questo secondo film è ancora l’intreccio di varie interviste a donne molto diverse tra loro che hanno in comune la scelta lesbica. Prendono parte all’incontro oltre l’AutriceImma Battaglia Presidente Associazione Di’ Gay Project; Marco De Giorgi Direttore Generale UNAR; Carla Di Veroli Assessora alle Politiche Culturali Municipio Roma XI; Fabrizio Marrazzo Portavoce Gay Center; Aurelio Mancuso Presidente Equality Italia; Donatina Persichetti Presidente Consulta Femminile Regionale e Pari Opportunità. L’evento a cura delMunicipio Roma XI Assessorato alle Politiche Culturali, Giovanili e delle Pari Opportunità si svolge con il patrocinio della Provincia di RomaIngresso libero.

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Una firma ci assolverà. Ecco perché l’appello di Snoq piace (anche) ai maschi – Gli Altri

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di Aurelio Mancuso

Noi maschi siamo gli assassini che una volta ogni tre giorni nel nostro Paese ammazzano una donna, nella maggioranza dei casi una moglie, una fidanzata, un’ex. Solo il 10% degli uomini italiani che sono sposati o convivono con una donna, cucina e lava i piatti, il 20% aiuta nelle faccende domestiche. Noi uomini abbiamo plasmato per millenni società a nostra immagine e somiglianza, riducendo in schiavitù fisica e intellettuale miliardi di donne. Ci siamo glorificati nel scegliere logotipi femminili che confermassero la nostra benevolenza e superiorità: solo donne pure assurgono agli altari di tutte le religioni, solo le mansuete e le acquiescenti sono state per millenni tollerate nei luoghi del potere. (altro…)

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A scuola di diritti – Per uscire dalla Crisi

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L’associazione Equality Italia, l’associazione socio-culturale Haruka, l’associazione universitaria Nike, la Facoltà di Giurisprudenza di Catania organizzano

Direzione diritti civili – Per uscire dalla crisi“,

in programma per Lunedì 2 aprile alle 18.00 nell’aula 1 della Facoltà di Giurisprudenza di Catania.

Conferenza sul tema dei diritti civili al tempo dello spread. Interverranno l’ On Anna Paola Concia, il Dott. Aurelio Mancuso ( Presidente Equality Italia) , il docente di sociologia dei processi culturali e comunicativ Graziella Priulla, il Prof Salvatore Amato(docente di Filosofia del Diritto e mebro del Comitato Nazionale per la Bioetica, il progessore ordinario di filosogia del diritto e membro del comitato Nazionale per la Bioetica Prof Salvatore Amato, il dott. Ernesto De Cristoforo (Ricercatore di Storia del diritto medievale e moderno), e gli studenti Elena Caruso e Giulio Seminara per l’associazione Nike

Per info: info@equalityitalia.it / gruppo facebook / clicca qui per il programma completo

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Pacifisti: un movimento in mano ai burocrati

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settimanale gli Altri 1 aprile 2011 di Aurelio Mancuso

Libia, Medio Oriente, Africa, guerre, ingiustizie, pandemie, disastri ambientali, di questo si è sempre occupato il movimento pacifista italiano, collegato con differenti movimenti per il riscatto sociale che operano nel mondo. Un compito immane, condotto con grande serietà e tenacia, da quando dal 1982 in poi, è rinato il movimento pacifista che allora si confrontava con la grande stagione del riarmo nucleare dei due blocchi. La polemica dei cosiddetti novelli pacifisti della destra italiana, che in questi giorni hanno chiesto in tutte le tv dov’era il movimento pacifista, fa parte del solito dibattito strumentale. Questa tiritera è utilizzata sempre dalla destra quando pensa di dover scaricare le sue contraddizioni sul movimento pacifista o a quello delle donne. Detto questo, nessuno a sinistra, e questo è davvero un grande dispiacere, mette in discussione idee e strategie del movimento pacifista italiano. Neppure quei partiti che hanno votano in Parlamento a favore della guerra in Kosovo, in Afghanistan ecc ecc, hanno il coraggio di aprire un vero confronto. Il movimento pacifista, come tanti altri movimenti italiani, risente pesantemente di un’ossificazione del pensiero, delle modalità organizzative, delle alleanze del tutto evidente, che però non emerge mai. Perché? In primo luogo perché anche in questo campo chi dirige sembra inamovibile, sempre in prima linea, abbarbicato alle assemblee orizzontali dove, però alla fine prevalgono le opinioni moderatamente esposte dalle grandi sigle strutturate, che pagano i conti, che mettono a disposizione le loro macchine organizzative. Le manifestazioni costano, e tanto, quindi, al di là del buonismo e della facciata a rete, quello che conta è la capacità mobilitativa di un popolo che non ha mai elaborato il lutto della fine politica di una sinistra variamente pacifista (ma che non ha mai sposato fino in fondo la non violenza) e cui interno c’è di tutto: dagli scout ai centri sociali, dalla Cgil e Arci agli ordini religiosi. Un misto fritto che si porta dietro enormi ambiguità valoriali, prima fra tutte il silenzio sostanziale sui diritti umani e civili. Certo alcuni tentativi sono stati fatti, per esempio a Firenze ci fu un gruppo che discusse di diritti civili, ma nella sostanza nei grandi appuntamenti tipo la Marcia Perugia – Assisi, non una parola può esser pronunciata sulla pena di morte presente in 80 stati del mondo nei confronti delle persone omosessuali. Così come nessuna riga può esser scritta sulle leggi islamiche presenti anche in Palestina che condannano le libertà sessuali, che escludono le donne, ecc. ecc. Insomma il patto catto comunista classico, di cui il movimento pacifista italiano è l’emblema, scientificamente esclude tutto ciò che è diritto umano individuale, consegnando la giusta vocazione pacifica e di risoluzione politica dei conflitti, a una visione neutrale della vita concreta delle persone. Non una parola è stata in questi giorni pronunciata sul fatto che le rivolte nei paesi arabi sono state in gran parte suscitate da giovani e giovanissime, che hanno utilizzato gli strumenti moderni della comunicazione tra cui Facebook, e che questa presa di coscienza straordinaria parte proprio da reti informali, di donne, di gay, di studenti, di oppositori politici. Arci, Cgil e tante altre organizzazioni della sinistra sono da sempre in prima linea nelle battaglie per i diritti civili, ma quando varcano la soglia delle assemblee pacifiste, lasciano fuori i diritti civili. Un’altra delle orrende anomalie italiane, che non sembra si voglia correggere. Forse perché questo innescherebbe un confronto talmente conflittuale da dover finalmente subire il crollo del proprio muro di Berlino.

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