Caro Barca, su gay e diritti civili il tuo manifesto è vecchio come il Pci.
Dopo aver letto con pazienza, e qualche difficoltà le 55 cartelle del documento di Fabrizio Barca, i sentimenti che mi sovrastano sono: confusione, stupore, attesa. Non entro nel merito delle proposte economiche non avendo competenze adatte a commentare questa sorta di terza via proposta dal ministro, mi sembrano interessanti le suggestioni sui partiti, il loro necessario mutamento e soprattutto distacco dall’occupazione dello Stato. Non meno interessanti sono le analisi sul Pd, sul correntismo esasperato, e sull’effettiva carenza di democrazia. Anche le riflessioni sul come riorganizzare il campo della sinistra, la critica al mero utilizzo dei mezzi informatici (M5S) e di diversi e storici difetti del Pd induce a un approfondimento scevro da pregiudizi.
Cosa ingenera stupore? Si tratta di un lungo scritto d’impronta maschile, pensato con un sentimento neutrale, dove gli attori che agiscono nella società sono asessuati, dove le aspirazioni e le azioni sono spogliate da qualsiasi conflitto dei e tra i generi. Non una parola di senso sulla vera democrazia che si manifesta nell’uguaglianza di opportunità e di gestione dei poteri da parte dei generi. Le donne sono nominate in un solo passaggio, quando, nel ragionamento sulla riforma del Pd, si richiama la necessità di orari di apertura dei Circoli compatibili con quelli delle donne, degli anziani, e così via. Speriamo di aver tempo di aprire un reale confronto, ma il documento se intende essere una tesi politica, va completamente riscritto, perché una società di donne e di uomini pretende che le idee e le politiche siano davvero nominate. Consigliandomi di essere attendista, affronto la seconda questione.
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