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Caro Sindaco Marino perché ieri sera non c’eri?

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ignazio-marino-2Caro Sindaco Ignazio Marino,
ieri sera alla manifestazione alla Gay Street hanno partecipato diversi consiglieri comunali, presidenti di Municipio, rappresentanze della Regione, deputati e senatori, molti politici di sinistra e di destra, ma tu non c’eri. Così come non venisti al Pride, a una settimana dalla tua elezione in Campidoglio, perché dovevi riposare, ieri sera si dice tu fossi impegnatonella redazione del bilancio. Eppure in bici, in cinque minuti dal Campidoglio in via San Giovanni in Laterano, ce la potevi fare, a esser presente, magari solo per un momento. La comunità lgbt ti ha fortemente sostenuto in campagna elettorale, certa che la tua elezione segnasse una discontinuità rispetto all’amministrazione Alemanno. Ti ho sostenuto fin dalle Primarie, ho contribuito a scrivere il tuo programma sulla parte riguardante i diritti civili di tutte e tutti, mi son sentito tradito, perché tu come Sindaco ieri sera ci dovevi essere. Non sottovaluto, i gesti approvati all’unanimità dall’Assemblea Capitolina, di voler esporre la bandiera rainbow dal 5 al 15 gennaio, o il tuo impegno per licenziare al più presto il Registro delle Unioni Civili, ma la tua assenza non è giustificabile, perché al netto delle decisioni simboliche, la morte di tre ragazzi gay in un anno, evidenziano un dramma sociale enorme, che attiene all’abbandono in questa città. Tu come Sindaco di tutti, avresti dovuto esser con noi, assumerti degli impegni, non per i gay e le lesbiche, ma per rispondere con strumenti concreti alla solitudine e all’emarginazione di tutti gli adolescenti e giovani romani.

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Ora un manifesto del centrosinistra per i diritti civili

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l’Unità sabato 9 luglio 2011Il vento che cambia

Aurelio Mancuso Presidente Equality Italia

E’ un dovere per chi si candida a governare l’Italia nei prossimi anni, di non incorrere, sul tema dei diritti civili negli errori del passato. Il tempo non scorre inutilmente e purtroppo la crisi economica, la difficoltà concreta di progettare il proprio futuro, aggrava la condizione di chi, oggi essendo omosessuale, oppure migrante, disabile, giovane precario, donna soprattutto del sud, soffre ancor di più, in quadro già drammatico. Trattare il tema dei diritti civili scollegato a quello dei diritti sociali, come se fosse figlio di un Dio minore, è stato un elemento  costitutivo dell’incapacità da parte di tutte le sinistre, politiche e sociali, di comprendere davvero il mutamento avvenuto negli ultimi decenni. Mentre andava in scena il sogno berlusconiano, ampli segmenti della popolazione si misuravano con l’assenza di diritti e tutele, sempre più sospinti nell’invisibilità, sia nell’agenda politica e sia sui mass media. La violenza, i fatti di cronaca, le esplosioni d’insulti politici hanno fatto emergere, soprattutto negli ultimi tre anni, il lato oscuro della disgregazione sociale: l’omotransfobia, le pulsioni razziste e xenofobe, il machismo, le discriminazioni nei confronti dei disabili. L’onda emersa in primo luogo con le manifestazioni delle donne del 13 febbraio, la tornata elettorale amministrativa e il risultato straordinario dei referendum, sono un fatto nuovo, ma non risolvono i ritardi cumulati rispetto al resto del mondo democratico e civile. Anche dentro i movimenti, poi non mancano le difficoltà di elaborare e agire tenendo conto dei mutamenti avvenuti. Nelle reti popolari come il movimento delle donne, l’associazionismo che si occupa di disabilità, d’integrazione, di rivendicazione dei diritti lgbt, si tenta a fatica di preservare un patrimonio che ha saputo resistere agli anni più bui, ma non esiste una visione d’insieme in grado per ora di esser  un contributo concreto per un programma di governo. Equality Italia, rete trasversale per i diritti civili, nata poco meno di un anno fa, nel suo piccolo, cerca di unire diverse istanze, proposte, idee che si occupano di diritti umani e di libertà perché crede che, le autonomie e le specificità debbano esser preservate, allo stesso tempo non possano rimanere autocefale. Lo sforzo deve esser molto più coraggioso e coerente con quel che è accaduto già da trent’anni a questa parte in Europa e in molti paesi del mondo: la nascita di un movimento unitario sui diritti civili. Le classi dirigenti del centro sinistra possono aiutare questo processo aprendo finalmente un dibattito unitario, articolato e concreto su questi temi, trattandoli finalmente non come una lista delle sfortune individuali, ma come una potente risorsa per il cambiamento economico e sociale dell’Italia.

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