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L’arcipelago lgbt deve uscire dal vittimismo – settimanale gli Altri

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bandiera rainbowForastico a qualsiasi moda rottamatrice che sta trasformando il dibattito pubblico in una sorta di gioco circense dell’antica Roma, e rammentando che il movimento lgbt italiano è l’unico che dai primi anni ’70, con alterne fortune, atti eroici, diffuso ostracismo da parte della classe politica, durissima opposizione della chiesa cattolica, è giunto fino a noi con una forza sociale molto importante, voglio spiegare perché a mio avviso, va completamente riorganizzato. Più che un movimento, l’arcipelago lgbt, è una rete plurale e territorialmente presente anche in piccole realtà e, dalla metà degli anni ’90 ha fatto un gran salto di irrobustimento e capacità di prendere la parola sui mass media. Analisi liquidatorie e poco informate (purtroppo anche nella collettività lgbt la memoria è labile) dipingono i due ultimi decenni come una lunga sequela di sconfitte. Invece l’esplosione della visibilità lgbt, con il World Pride del 2000 (che provocò molte polemiche interne al movimento) ma che Imma Battaglia seppe trasformare nella più grande risposta laica e libertaria alle interdizioni vaticane che non volevano alcuna manifestazione nella Capitale nell’anno del Giubileo, ha vinto nella società, espresso negli anni successivi una vivacità aggregativa e culturale molto importante. (altro…)

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LGBTQ, LE LETTERE SCRITTE E NON DA AURELIO MANCUSO

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Aurelio-Mancuso-aureliomancusioitdi Katia Ippaso

Bimestrale Alternative per il Socialismo diretto da Fausto Bertinotti

Se l’oggetto del discorso è il Movimento Lgtbq  (Lesb/gay/trans/bisex/queer), allora diventa determinante partire dai soggetti. Perché questo non è un tema qualunque di cui si può discutere astrattamente. Qui ogni ragionamento ha un peso in senso anche fisico, nel senso che ogni parola – che sia essa inventata, abusata, spezzata, glorificata o ripescata dal sommerso e ripetuta fino alla nausea -, ecco, proprio ogni parola in questa vicenda è avvitata alla storia dei corpi, ai vissuti, alle scelte di ogni singolo individuo. Come si fa a dialogare con Aurelio Mancuso, per esempio, presidente di Equality Italia (rete di promozione di tutti i diritti civili), ex segretario ed ex presidente dell’Arcigay (dal 2001 al 2010), giornalista e attivista di area bersaniana, studioso di teologia, gay dichiarato e cattolico del dissenso, senza partire dalla sua stessa biografia, da quel lontano 1994 in cui decise di buttare una piccola bomba nell’ambiente valdostano scrivendo un articolo dal titolo Io minoranza in cui dichiarava di essere omosessuale (e questo avveniva non altrove, nella emancipata Inghilterra o negli States, ma proprio nel suo luogo d’origine e d’appartenenza)? (altro…)

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