Omofobia: i giovani gay isolati dalla politica – sul quotidiano Il Manifesto
Tre suicidi in un anno (che sono stati resi noti) di giovani omosessuali a Roma sono davvero troppi. Queste morti parlano di una solitudine su cu si devono interrogare i responsabili della cosa pubblica, e anche il movimento lgbt. Ieri sera, il ricordo di Simone, il giovane che si gettato dall’undicesimo piano di un palazzo, alla Gay Street era un atto dovuto, necessario per esprimere quel cordoglio umano e civile che troppo spesso invece si rifugia nel silenzio. Nessun vittimismo aiuta, perché il compito di chi s’impegna per i diritti civili è di esprimere fiducia nella possibilità che anche in Italia si giungerà finalmente a una legislazione adeguata più che su omofobia e transfobia, sul riconoscimento giuridico delle famiglie gay e lesbiche, delle tutele dei loro figli (sempre più numerosi), della possibilità per le persone transessuali di cambiare il proprio genere anagrafico anche senza doversi sottoporre a interventi chirurgici. Onorare Simone significa proseguire nelle richieste civili e allo stesso tempo interrogarsi perché nonostante un’ampia offerta aggregativa, tante associazioni culturali e sociali, telefoni amici, a Roma la solitudine prende la parola, congiunge il gesto estremo del suicidio con la denuncia, così come ha fatto Simone, lasciando un biglietto inequivocabile: “L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”. (altro…)
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